Aborto farmacologico, un’altra svolta epocale, un altro piccolo passo verso il raggiungimento di un obiettivo comune nel mondo femminile (e non solo). Si tratta, in realtà, di una battaglia di civiltà, malgrado le numerose polemiche, fazioni e gli obiettori di coscienza. L’aborto in Italia è realtà ormai da diverso tempo, ma le nuove linee guida lo rendono ancora più accessibile, pur nei limiti delle evidenze scientifiche. Più che la libertà indiscutibile di scelta, la tematica affrontata è stata quella delle modalità con cui una donna può decidere di abortire.
ABORTO FARMACOLOGICO, COSA CAMBIA IN ITALIA
‘importante novità, annunciata dal ministro Roberto Speranza su Twitter, riguarda principalmente il ricovero. “Le nuove linee guida, basate sull’evidenza scientifica – si legge nel cinguettio del ministro – prevedono l’interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico in day hospital e fino alla nona settimana. È un passo avanti importante nel pieno rispetto della 194 che è e resta una legge di civiltà”. Insomma: non è più previsto il ricovero per l’aborto farmacologico, tramite la pillola Ru486.
Le nuove linee guida, basate sull’evidenza scientifica, prevedono l’interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico in day hospital e fino alla nona settimana.
È un passo avanti importante nel pieno rispetto della 194 che è e resta una legge di civiltà. pic.twitter.com/0OkNq8Vbnj— Roberto Speranza (@robersperanza) August 8, 2020
Già mezz’ora dopo la certezza dell’avvenuta interruzione la donna può lasciare l’ospedale o la clinica convenzionata, cosa che accadeva già in passato: numerose donne dopo l’aborto firmavano per le dimissioni in giornata. La Ru486 consente alla donna un’alternativa all’aborto chirurgico ormai già dal 2009: si chiama mifepristone e agisce sul progesteone, un ormone che assicura il mantenimento della gravidanza, bloccandone l’azione.
LE REAZIONI DI MELONI, LEGA E CHIESA
La domanda, nell’opinione pubblica, resta: è davvero una vittoria della civiltà? Non secondo la Chiesa cattolica. Dal quotidiano Avvenire, notoriamente vicino alle posizioni conservatrici del Vaticano, arriva una critica particolarmente dura all’operato di Speranza: “Non c’è nessuna conquista di civiltà nel togliere tutele alle donne e fare dell’aborto un fatto privatissimo. Che si tolgano tutele alle donne è un fatto”. Si parla, insomma, di aborto fai-da-te. Come nella pesante invettiva che arriva da Giorgia Meloni e da FDI.
(Leggi anche la storia di Hana, da madre a coraggiosa sminatrice)
La leader del partito di centro-destra pone al centro dell’attenzione la rimozione di qualsiasi “assistenza psicologica e medica” alla donna. Dalla Lega, il commento è di Pillon, vicino alle posizioni più conservatrici in ambito familiare: “Preferisco sostenere la natalità con coraggiosi aiuti economici da garantire alle mamme con gravidanze impreviste o a rischio, perché possano scegliere sempre la vita per il loro bambino”